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Rino Fisichella. Per una catechesi efficace

«La catechesi non è fatta per dare i sacramenti, ma per offrire le ragioni della fede. È annuncio in cui tu scopri chi sei. Nella verità della fede si svela all’uomo la sua altissima vocazione». Appunti da una presentazione del “Direttorio per la catechesi” a Faenza

Premessa
Noi siamo strumenti di Dio nel trasmettere la fede: l’altro ascolta Dio tramite nostro. Quali sfide ci attendono per il rinnovamento della catechesi?

    • Un nuovo contesto, un nuovo modo di comunicare Dobbiamo inserirci dentro a un contesto nuovo. Bisogna parlare in modo semplice, chiaro, sintetico e intelligente: serve una comunicazione efficace perché siamo davanti a una grande sfida. Una nuova cultura si sta imponendo, digitale e globalizzata. Occorre capire la cultura e i suoi segni per essere capiti da tutti e cercare di orientare chi ci si ascolta. Il cellulare non è appena uno strumento per i nativi digitali, bensì è una cultura, un nuovo linguaggio e crea nuovi comportamenti. Questa cultura non va demonizzata; prima di tutto bisogna capirla. Bisogna incontrarsi con l’intelligenza artificiale. La nostra intelligenza sarà sempre più limitata (no memoria, no sforzo). Il catechismo, i libri vanno messi su internet. Occorre usare la tecnologia.
    • Catechesi e scuola C’è un abisso di ignoranza sui contenuti della fede. Cresce la mentalità scientifica a scuola (es. tema della creazione) e c’è un abisso con quello che viene comunicato al catechismo, che quindi non viene più accreditato. La catechesi è una conoscenza globale, presenta la globalità della conoscenza della fede in rapporto con la realtà e con quello che i ragazzi studiano a scuola.
    • La catechesi è parte integrante dell’esperienza cristiana fin dall’origine Gesù è stato il primo catechista; Luca scrive il suo vangelo come catechesi per Teofilo; Paolo scrive le proprie lettere per condurre le comunità cristiane alla professione della fede. Nel Nuovo Testamento la catechesi è racconto di un incontro con il Risorto: “abbiamo incontrato il Signore e lo raccontiamo a voi”.
    • Comunicare il cuore della fede: noi abbiamo visto Gesù La professione di fede è: Cristo morì, fu sepolto, è resuscitato, apparve. L’effetto della resurrezione dura ancora oggi; per questo il verbo è al passato prossimo. Noi abbiamo visto Gesù: questo bisogna comunicare; “Lo abbiamo visto” dicono gli apostoli a Tommaso. È un incontro con il risorto. Catechesi kerigmatika: abbiamo incontrato Cristo e lo annunciamo. L’incontro ti svela l’amore di Dio, non i comandamenti. Non si comincia la catechesi con i comandamenti. Nella catechesi scopri l’essenza della fede: l’amore di Dio.
    • Prima dei contenuti c’è l’incontro È importante capire che siamo davanti a una svolta antropologica che riguarda la verità e la libertà. La catechesi è annuncio in cui tu scopri chi sei. Nella verità della fede si svela all’uomo la sua altissima vocazione. È una verità esistenziale, non scientifica: scopri che sei amato da Dio. Dio si intrattiene come con gli amici. Si interessa a te. Catechista e catechizzando vivono di questa dimensione.
    • Serve l’esperienza di una presenza Cristianesimo è una realtà vivente che non invecchierà mai. La sua forza è forza del presente! Come parliamo di Gesù? Come un fatto del passato o una realtà viva con la quale do senso alla mia esistenza? Noi siamo chiamati a provocare su questo, sul senso della vita.
    • La catechesi non ha età e non è data per amministrare i sacramenti Questo significa snaturare la catechesi. Per questo molti smettono dopo i sacramenti. Bisogna liberare la catechesi da questa dimensione e portarla sulla domanda: perché io credo/dovrei credere? Il cristiano deve capire chi è e come deve essere sostenuto. Liberiamo la catechesi dall’essere identificata con la scuola: no aula, no lezione, no corso, non può reggere. Deve essere un cammino. Non si fa catechesi per ricevere un sacramento né si deve strumentalizzare il sacramento per un intento pastorale (ritardo la cresima per avere più giovani in parrocchia). La catechesi non è fatta per dare i sacramenti, ma per offrire le ragioni della fede. Occorre far crescere la partecipazione attiva alla vita comunitaria, liturgica, della preghiera nel rispetto del cammino di ogni singola persona.
    • Il soggetto della catechesi è la comunità (non il singolo catechista) perché la professione di fede non sia semplicemente “io credo”, ma “noi crediamo”. La dimensione della comunità è soggetto primario della trasmissione della fede. Il primo annuncio ti fa capire anche che non puoi vivere da solo ma sei inserito in una comunità. La comunità ci deve essere, deve accogliere, vivere con te… non può essere fatta solo di servizi o solo della messa domenicale. È il segno di una fede viva.
    • Il primato del Mistero Nel contesto di una cultura scientifica e del possesso, il mistero della vita che si incontra con il Mistero della fede viene prima di tutto. È il mistero della vita, dell’amore, che ti immette nello sviluppo della tua libertà. La categoria di “mistero” non indica una verità nascosta e inconoscibile, quanto la partecipazione ad una dimensione divina che supera l’uomo e che l’uomo non potrà mai possedere in pienezza.
    • Puntare all’essenziale I discepoli di Gesù si riconoscevano per il loro stile di vita. Cristo è venuto perché l’uomo conoscesse quanto Dio lo ami e per infiammarsi d’amore verso Dio e verso il prossimo!

S.E. Mons. Rino Fisichella è presidente del Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione. Il “Direttorio per la catechesi” è stato pubblicato dal Pontificio consiglio nel giugno 2020. Il suo intervento può essere ascoltato sul canale YouTube Sinodo dei Giovani – Faenza.
Questi appunti non sono stati rivisti dall’Autore.